Via Pulusella: vivere è più del semplice abitare

Vivere e non solo abitare. L’approccio sistemico, rivolto alla persona e non all’utente, da sempre caratterizza il modus operandi della Congrega. Anche e soprattutto quando si parla di casa. Perché si fa presto a dire “edificio”, “alloggio”, “locale”: diverso è pensare e trovare il giusto connubio tra lo spazio e il suo uso. Ciò è avvenuto, per esempio, nel complesso immobiliare di via Pulusella, uno dei nuclei più antichi e significativi dell’esperienza di housing sociale del Sodalizio. L’intitolazione della via ricorda Camillo Pulusella, benefattore e confratello della Congrega. Nato a Brescia nel 1788, si dedicò con impegno alla vita amministrativa della città, fino alla sua morte, nel febbraio 1863, prima della quale espresse la volontà che le sue sostanze fossero utilizzate per aiutare i bisognosi a trovare una dimora dignitosa. Ecco quindi che nel 1904, per iniziativa della Congrega e contemporaneamente all’edificazione del grande quartiere Mazzucchelli (11 palazzine) nella zona periferica di via Milano, furono acquistate e demolite le casupole di conciatori che si affacciavano su via San Faustino. Al loro posto sorsero tre edifici liberty destinati a case popolari e si aprì la strada «che – come scrivono i verbali dell’epoca – ha da essere ampia, ariosa e soleggiata».

La vocazione solidale della via, che da oltre un secolo contribuisce all’offerta di unità immobiliari a canone calmierato in centro storico, è stata progressivamente aggiornata, ponendo accanto alle attività commerciali servizi di realtà del Terzo Settore. Al civico 14, per esempio, dal 2005 trova sede Vol.Ca, organizzazione di volontariato nata nel 1987 ed espressione della Pastorale diocesana all’interno e fuori dalle carceri. Ed è proprio ai detenuti, agli ex detenuti e alle loro famiglie che si rivolge il servizio di via Pulusella, attivo dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12 e il lunedì pomeriggio dalle 15 alle 17. “Qui – spiega la presidente di Vol.Ca Caterina Vianelli – offriamo uno spazio di ascolto, ma anche di supporto orientativo, professionale ed economico. Grazie al grande contributo della Caritas, di cui siamo braccio operativo, e della Congrega, affiancato alle donazioni di altre realtà,  riusciamo a garantire a chi ne ha bisogno la copertura delle spese di prima necessità e dell’affitto, in attesa di una completa autonomia”. Vol.Ca ha anche cinque appartamenti in città, dove risiedono detenuti con misure alternative al carcere: anche in questo caso c’è una presa in carico complessiva della persona, fino al suo reinserimento nella società.

Poco prima, al numero 10 e al numero 6, sono collocati i servizi dell’associazione Piccoli Passi, che si occupa del sostegno, dell’affiancamento e della socialità di mamme e bambini da 0 a 3 anni. “Da un lato – racconta Laura Losio, educatrice professionale dell’associazione – abbiamo un tempo per le famiglie, in cui i bambini possono giocare insieme e i genitori confrontarsi tra loro e con le operatrici, dall’altro uno spazio dedicato all’ascolto delle mamme in difficoltà”. La sede dispone di ampi e confortevoli locali, sia interni sia esterni, pronti ad accogliere in sicurezza anche in questo periodo di emergenza.

Il civico 9 ospita infine la struttura multiservizi del saf (servizio formazione autonomia) di Fobap, che, in collaborazione con Fondazione Bresciana Assistenza Psicodisabili, accoglie ragazzi con lieve disabilità intellettiva. “Abbiamo voluto da subito uno spazio che fosse più casa che servizio – precisa Livia De Carli, responsabile del saf Fobap -. La nostra offerta si sviluppa su tre cardini: la conoscenza, l’esperienza e la valorizzazione delle capacità, per questo il nostro affiatato team, composto da dieci operatori, continua a formarsi e ad aggiornarsi”. Al piano terra è posto lo spazio ricreativo, relazionale e organizzativo: “Coinvolgiamo i nostri ragazzi nella gestione delle attività – continua De Carli -. È un modo per responsabilizzarli e aiutarli a sviluppare autostima e senso pratico”. Al primo piano si trovano invece i locali dedicati ai laboratori, che sono sia interni (con attività culturali, di svago e di riflessione) sia esterni e professionalizzanti, da svolgere in aziende o enti del territorio. Infine, al terzo piano, un appartamento ospita 5 ragazzi che sperimentano l’autonomia abitativa sotto la guida degli operatori. “Per noi – conclude De Carli – l’abitabilità è la dimensione simbolica dell’età adulta”.

E sul versante abitativo in senso stretto, grazie alla collaborazione di più soggetti, al sostegno degli enti pubblici e di benefattori privati, in via Pulusella si è promossa una parziale reinterpretazione della “carità del mattone”. Oltre alle singole famiglie, assegnatarie di appartamenti in locazione, si sono inserite forme di abitare condiviso e protetto con varie specificità: donne in difficoltà, rifugiati provenienti dai corridoi umanitari, anziani soli e categorie fragili da proteggere e al tempo stesso inserire nel tessuto comunitario.